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Il n y a plus que la Patagonie, la Patagonie qui convienne à mon immense tristesse  Blaise Cendrars
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Un libro si compra in libreria o si riceve in regalo. Si può anche prendere da uno scaffale di una biblioteca o lo si può trovare sulla bancarella di un mercato dell'usato; e comunque ogni volta si presenta a noi come un oggetto inanimato, un gruppo di fogli rilegati riempiti da righe di parole.

Questa storia inizia qualche anno fa con il regalo di un amico, un viaggiatore stanziale che normalmente mi regalava mappe e Lonely Planet sulle quali poi io disegnavo i miei viaggi. Il libro era In Patagonia, di Bruce Chatwin.

Passarono alcuni anni durante i quali il libro era rimasto a prendere polvere su uno scaffale. Ero stato in Australia, in California, sulle isole del Pacifico, in Nuova Zelanda. Lo ripresi in mano dopo che, al ritorno di un memorabile viaggio a bordo delle motonavi del Rio delle Amazzoni, l'uomo che mi regalava libri di viaggio mi chiese: "Cosa c'é dopo l'Amazzonia?".

Sapevo che si riferiva alla Patagonia e al libro che mi aveva regalato lui e così decisi di viaggiare dentro agli spazi letterari di quel sud disegnato apposta per veri viaggiatori. La crisi argentina aveva aperto un varco nei miei progetti e il viaggio verso sud stava diventando possibile, anche per uno come me che andava sempre a svernare in luoghi più caldi e accomodanti.

Quell'estate australe, viaggiai per quattro mesi con il libro in mano; ma il libro non mi dava risposte. Io ero per lui un estraneo e lui per me un'entità morta. Prendevo bus nuovi di zecca e altri scassati e viaggiavo giù per strade asfaltate monotone e infinite per poi andare a parare su sterrati pieni di buche circondati da una natura primordiale, dentro deserti dipinti da colori che facevano venire il mal di testa, tanto erano irreali; ma il libro continuava ad essere muto con me e le sue storie stavano in disparte, mi ignoravano.

Viaggiai così per altri tre anni ricercando ostinatamente la via disegnata dal libro. Conobbi scrittori e personaggi del libro, vecchie araucane testimoni di una vita in sella a un cavallo, e giovani mapuche che lamentavano lo spoglio delle terre dov'erano nati e cresciuti, inquietanti naviganti che si facevano chiamare pirati dentro ai fiordi selvaggi ancora oggi disabitati del sud australe, vecchi ubriaconi al riparo dei loro boliche, pescatori erranti, allevatori di pecore che vendevano fantasmi. Dentro alle fotografie che andavo a scovare nelle case di contadini gallesi, estancieros inglesi e tedeschi, nelle immagini di grotte che odoravano di passato, voci di vascelli affondati in un mare scuro e traditore, vecchie signore che mi parlavano di indios scomparsi, cominciai a sentire una voce che si stava avvicinando.

Ma era già arrivata la prima neve a coprire i rami dei faggi piegati dal vento e per me era già tempo di tornarmene a casa.

Quando arrivai in Argentina per la quarta e ultima volta, mi diressi deciso nel villaggio di Cabildo, dove era iniziato il viaggio dello scrittore, e lì a casa dei suoi primi personaggi sentii che qualcosa di importante stava per accadere.

Proseguii il mio viaggio verso sud, superai il ponte di ferro che portò Chatwin in Patagonia e arrivai nella piana desertica del fiume Chubut, dove incontrai gli stessi gallesi che aveva incontrato lui, trentaquattro anni prima di me. A Rio Pico, molti chilometri più a ovest, in un mattino dall'aria frizzante e pulita, i gauchos presenti alla festa della marchiatura dei vitelli stavano giocando alla taba, come quel giorno della visita dello scrittore, ed io non sapevo più distinguere la realtà che avevo intorno a me da quella che usciva dalle pagine del libro che tenevo in mano.

Si stava aprendo a me. Decisi dunque di seguirlo. Aprii il libro sull'episodio che stavo vivendo e lo seguii; continuai sulla pista di cavalli dove aveva camminato lui e riuscii, senza l'aiuto di una bussola, a sfuggire a un deserto dipinto punteggiato da carcasse di animali spolpati dai puma e dai condor.

Alla fine di quella pista selvaggia, al caldo di una cucina piastrellata di bianco, come l'aveva descritta lui, sentii salirmi dentro l'emozione di essere arrivato dentro al sogno.

Stavo viaggiando dentro al libro. Ero un viaggiatore raggiante.

 

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